Oggi i boschi coprono un terzo della superfice d’Italia e sono in continua e costante progressione da parecchi decenni, in seguito all’abbandono delle terre coltivabili più marginali. L’Italia, però, pur avendo un alto consumo di materiale legnoso sia per scopo industriale che per scopo energetico (industria del mobile, legna da ardere, ecc.) utilizza solo il 5% della risorsa legnosa disponibile nei propri boschi, ricorrendo per il resto alla importazione del prodotto anche da Paesi tropicali.
In questo contesto si apre la seconda giornata dell’assemblea nazionale degli ordini territoriali dei dottori agronomi e forestali, riuniti a Palermo.
Una mattinata di studio incentrata sul tema del momento “Il nuovo Codice Forestale: analisi e prospettive” per parlare di gestione del patrimonio boschivo e del Testo Unico entrato in vigore il 4 maggio 2018.
Davanti al Sindaco Leoluca Orlando e all’assessore Edy Bandiera si è discusso del nuovo strumento legislativo, che costituisce il necessario ammodernamento della legge nazionale in materia forestale, basata sul principio fondamentale della conservazione del patrimonio forestale e della gestione attiva del bosco.
“Palermo è una città che ha fatto una profonda rivoluzione, culturale. Oggi Palermo è passata da essere conosciuta come Capitale della Mafia ad essere Capitale della cultura 2018. Lo dico perché tutti noi siamo chiamati a un grande cambiamento culturale, come quello che ha fatto questa città.” – è intervenuto Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo – “Un esempio interessante al vostro settore che racconto spesso è quello del vino in Sicilia, che era subalterno ad altri interessi. Per fortuna anni fa abbiamo perso la battaglia coi viticoltori francesi, che hanno scelto di aumentare il grado del loro vino con aggiunte di zucchero. Una sconfitta che ha costretto i produttori siciliani, entrati in profonda crisi, a rimettersi in gioco e trasformarsi da produttori di quantità a produttori di qualità. Una rivoluzione, quella da essere produttori di quantità a produttori di qualità, che la categoria degli agronomi e dei forestali dovrà saper stimolare.”
“L’abbandono in cui versano la maggior parte delle nostre foreste non può essere una scelta di tipo culturale e colturale, ma costituisce solo e soltanto una rinuncia alla possibilità di riattivare un’economia sostenibile e moderna, specialmente nelle aree più interne e svantaggiate nel nostro Paese.” – dichiara Andrea Sisti, presidente CONAF – “La gestione boschiva significa contrapporsi all’abbandono colturale e alla mancanza di gestione, non si tratta di interpretare esclusivamente il legno quale materia prima rinnovabile.”
Non è un caso, infatti, che il Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali (CONAF) abbia sostenuto il testo ritenendo condivisibili i valori fondamentali su cui si basa l’intero articolato: la gestione attiva della risorsa forestale secondo i principi della sostenibilità ambientale.
“I dottori agronomi e forestali conoscono bene il legame tra uomo e patrimonio boschivo, tra istanze di tutela e conservazione da far convivere con l’utilizzo del bosco per scopi energetici, di rifugio, di svago.” – continua il Presidente CONAF, Andrea Sisti – “Oggi abbiamo ascoltato interventi di professori universitari, tecnici, dirigenti pubblici e la nostra categoria è al centro di queste diverse istanze. Una centralità che sapevamo, ma che è stata confermata anche la recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha definitivamente assegnato al dottore agronomo‐dottore forestale l’esclusività delle competenze professionali nel settore selvicolturale.”
Oggi i boschi coprono un terzo della superfice d’Italia e sono in continua e costante progressione da parecchi decenni, in seguito all’abbandono delle terre coltivabili più marginali. L’Italia, però, pur avendo un alto consumo di materiale legnoso sia per scopo industriale che per scopo energetico (industria del mobile, legna da ardere, ecc.) utilizza solo il 5% della risorsa legnosa disponibile nei propri boschi, ricorrendo per il resto alla importazione del prodotto anche da Paesi tropicali.
In questo contesto si apre la seconda giornata dell’assemblea nazionale degli ordini territoriali dei dottori agronomi e forestali, riuniti a Palermo.
Una mattinata di studio incentrata sul tema del momento “Il nuovo Codice Forestale: analisi e prospettive” per parlare di gestione del patrimonio boschivo e del Testo Unico entrato in vigore il 4 maggio 2018.
Davanti al Sindaco Leoluca Orlando e all’assessore Edy Bandiera si è discusso del nuovo strumento legislativo, che costituisce il necessario ammodernamento della legge nazionale in materia forestale, basata sul principio fondamentale della conservazione del patrimonio forestale e della gestione attiva del bosco.
“Palermo è una città che ha fatto una profonda rivoluzione, culturale. Oggi Palermo è passata da essere conosciuta come Capitale della Mafia ad essere Capitale della cultura 2018. Lo dico perché tutti noi siamo chiamati a un grande cambiamento culturale, come quello che ha fatto questa città.” – è intervenuto Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo – “Un esempio interessante al vostro settore che racconto spesso è quello del vino in Sicilia, che era subalterno ad altri interessi. Per fortuna anni fa abbiamo perso la battaglia coi viticoltori francesi, che hanno scelto di aumentare il grado del loro vino con aggiunte di zucchero. Una sconfitta che ha costretto i produttori siciliani, entrati in profonda crisi, a rimettersi in gioco e trasformarsi da produttori di quantità a produttori di qualità. Una rivoluzione, quella da essere produttori di quantità a produttori di qualità, che la categoria degli agronomi e dei forestali dovrà saper stimolare.”
“L’abbandono in cui versano la maggior parte delle nostre foreste non può essere una scelta di tipo culturale e colturale, ma costituisce solo e soltanto una rinuncia alla possibilità di riattivare un’economia sostenibile e moderna, specialmente nelle aree più interne e svantaggiate nel nostro Paese.” – dichiara Andrea Sisti, presidente CONAF – “La gestione boschiva significa contrapporsi all’abbandono colturale e alla mancanza di gestione, non si tratta di interpretare esclusivamente il legno quale materia prima rinnovabile.”
Non è un caso, infatti, che il Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali (CONAF) abbia sostenuto il testo ritenendo condivisibili i valori fondamentali su cui si basa l’intero articolato: la gestione attiva della risorsa forestale secondo i principi della sostenibilità ambientale.
“I dottori agronomi e forestali conoscono bene il legame tra uomo e patrimonio boschivo, tra istanze di tutela e conservazione da far convivere con l’utilizzo del bosco per scopi energetici, di rifugio, di svago.” – continua il Presidente CONAF, Andrea Sisti – “Oggi abbiamo ascoltato interventi di professori universitari, tecnici, dirigenti pubblici e la nostra categoria è al centro di queste diverse istanze. Una centralità che sapevamo, ma che è stata confermata anche la recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha definitivamente assegnato al dottore agronomo‐dottore forestale l’esclusività delle competenze professionali nel settore selvicolturale.”