La disastrosa situazione della Grecia pone all’ordine del giorno la necessità di ripensare la progettazione delle aree boschive quando sono contigue alle aree abitate o alle località di villeggiatura. Una posizione che il CONAF ha sempre sostenuto e che le notizie provenienti da Atene non fanno che confermare.
“Siamo addolorati dalle notizie provenienti dalla Grecia.” – dichiara Rosanna Zari, vicepresidente Conaf con delega alla Protezione Civile – “Finita la fase emergenziale, però è il momento di capire se e come si sarebbe potuto contenere il danno di un incendio in un’area boscata a ridosso di una città o con alta presenza umana, quello che tecnicamente è chiamata area d’interfaccia. Aree presenti anche in molte parti d’’Italia.”
Seppure non esistono soluzioni univoche valide sempre e in tutti i casi, sono molte le azioni che si possono intraprendere. In primis l’educazione, come l’evitare il barbecue in condizioni di siccità o fare attenzione a non parcheggiare l’auto su prati secchi con erba alta. Poi è possibile fornire le abitazioni e le auto di estintore, per agevolare il primo intervento. Infine, è possibile progettare bene la convivenza tra uomo e ambiente, perché da noi gli incendi sono ascrivibili all’azione umana.
“Con la Protezione Civile, il CONAF ha sottoscritto un protocollo che, tra le altre cose, ha previsto approfondimenti e la formazione dei dottori agronomi e forestali al fine di qualificarli nella progettazione delle aree boschive d’interfaccia.” – dichiara Graziano Martello, consigliere Conaf con delega alle foreste – “Ogni soluzione va ponderata in base alle specifiche condizioni climatiche, pedologiche, considerando la localizzazione, l’esposizione, ecc. Ciò che è certo è che si può ridurre la vulnerabilità con una progettazione che consideri le specie arboree, arbustive ed erbacee presenti, per esempio evitando le piante ad alto fusto a ridosso delle abitazioni, che collochi gli insediamenti umani a una adeguata distanza, che preveda strade per l’intervento dei soccorsi, che ripristini la biodiversità come elemento di ostacolo al propagarsi degli incendi: si può ridurre molto il rischio usando specie diverse, di diverse altezze e tipologia, evitando lo sviluppo di un sottobosco arido.”
La disastrosa situazione della Grecia pone all’ordine del giorno la necessità di ripensare la progettazione delle aree boschive quando sono contigue alle aree abitate o alle località di villeggiatura. Una posizione che il CONAF ha sempre sostenuto e che le notizie provenienti da Atene non fanno che confermare.
“Siamo addolorati dalle notizie provenienti dalla Grecia.” – dichiara Rosanna Zari, vicepresidente Conaf con delega alla Protezione Civile – “Finita la fase emergenziale, però è il momento di capire se e come si sarebbe potuto contenere il danno di un incendio in un’area boscata a ridosso di una città o con alta presenza umana, quello che tecnicamente è chiamata area d’interfaccia. Aree presenti anche in molte parti d’’Italia.”
Seppure non esistono soluzioni univoche valide sempre e in tutti i casi, sono molte le azioni che si possono intraprendere. In primis l’educazione, come l’evitare il barbecue in condizioni di siccità o fare attenzione a non parcheggiare l’auto su prati secchi con erba alta. Poi è possibile fornire le abitazioni e le auto di estintore, per agevolare il primo intervento. Infine, è possibile progettare bene la convivenza tra uomo e ambiente, perché da noi gli incendi sono ascrivibili all’azione umana.
“Con la Protezione Civile, il CONAF ha sottoscritto un protocollo che, tra le altre cose, ha previsto approfondimenti e la formazione dei dottori agronomi e forestali al fine di qualificarli nella progettazione delle aree boschive d’interfaccia.” – dichiara Graziano Martello, consigliere Conaf con delega alle foreste – “Ogni soluzione va ponderata in base alle specifiche condizioni climatiche, pedologiche, considerando la localizzazione, l’esposizione, ecc. Ciò che è certo è che si può ridurre la vulnerabilità con una progettazione che consideri le specie arboree, arbustive ed erbacee presenti, per esempio evitando le piante ad alto fusto a ridosso delle abitazioni, che collochi gli insediamenti umani a una adeguata distanza, che preveda strade per l’intervento dei soccorsi, che ripristini la biodiversità come elemento di ostacolo al propagarsi degli incendi: si può ridurre molto il rischio usando specie diverse, di diverse altezze e tipologia, evitando lo sviluppo di un sottobosco arido.”