Le notizie riguardanti l’incendio sul Monte Serra, in provincia di Pisa, pongono all’ordine del giorno la necessità di ripensare la progettazione delle aree boschive quando sono contigue alle aree abitate. Lo afferma il CONAF in una nota.
“Siamo addolorati dalle notizie che giungono da Calci dove ormai sono andati distrutti boschi ed uliveti di pregio compromettendo le funzioni ecologiche a servizio di un'area fortemente urbanizzata come questa. Speriamo termini presto la fase emergenziale per cominciare a riflettere sulle migliori soluzioni da adottare per contenere il danno di un incendio in un’area boscata a ridosso di aree urbanizzate, quello che tecnicamente è chiamata area d’interfaccia. Aree presenti in molte parti d’’Italia.” – dichiara Renato Ferretti, consigliere CONAF – “Sappiamo che si può ridurre la vulnerabilità con una progettazione che consideri le specie arboree, arbustive ed erbacee presenti, per esempio evitando le piante ad alto fusto a ridosso delle abitazioni, che collochi gli insediamenti umani a una adeguata distanza, che preveda strade ed altre infrastrutture per l’intervento dei soccorsi, che ripristini la biodiversità come elemento di ostacolo al propagarsi degli incendi: si può ridurre molto il rischio usando specie diverse, di diverse altezze e tipologia, evitando lo sviluppo di un sottobosco arido.
Nello specifico è indubbio che la gestione delle aree agro-forestali sia lo strumento principale di prevenzione per la capacità di contrasto all'abbandono delle aree marginali ed impervie.”
“Ogni soluzione va ponderata in base alle specifiche condizioni climatiche, pedologiche, considerando la localizzazione, l’esposizione ecc.: non esistono soluzioni valide sempre e in tutti i casi. Ai professionisti qualificati spetta il compito di valutare il corretto mix”- continua la nota del CONAF – “Rappresentando un Ordine di professionisti il cui lavoro si svolge in campo, posso affermare che conosciamo le dinamiche evolutive dei boschi e dei terreni, conosciamo le strade secondarie e gli accessi, poiché in ogni comune c’è un agronomo o un forestale e quindi possiamo essere i primi ad offrire soluzioni qualificate per ridurre la vulnerabilità del nostro territorio.”
Le notizie riguardanti l’incendio sul Monte Serra, in provincia di Pisa, pongono all’ordine del giorno la necessità di ripensare la progettazione delle aree boschive quando sono contigue alle aree abitate. Lo afferma il CONAF in una nota.
“Siamo addolorati dalle notizie che giungono da Calci dove ormai sono andati distrutti boschi ed uliveti di pregio compromettendo le funzioni ecologiche a servizio di un'area fortemente urbanizzata come questa. Speriamo termini presto la fase emergenziale per cominciare a riflettere sulle migliori soluzioni da adottare per contenere il danno di un incendio in un’area boscata a ridosso di aree urbanizzate, quello che tecnicamente è chiamata area d’interfaccia. Aree presenti in molte parti d’’Italia.” – dichiara Renato Ferretti, consigliere CONAF – “Sappiamo che si può ridurre la vulnerabilità con una progettazione che consideri le specie arboree, arbustive ed erbacee presenti, per esempio evitando le piante ad alto fusto a ridosso delle abitazioni, che collochi gli insediamenti umani a una adeguata distanza, che preveda strade ed altre infrastrutture per l’intervento dei soccorsi, che ripristini la biodiversità come elemento di ostacolo al propagarsi degli incendi: si può ridurre molto il rischio usando specie diverse, di diverse altezze e tipologia, evitando lo sviluppo di un sottobosco arido.
Nello specifico è indubbio che la gestione delle aree agro-forestali sia lo strumento principale di prevenzione per la capacità di contrasto all'abbandono delle aree marginali ed impervie.”
“Ogni soluzione va ponderata in base alle specifiche condizioni climatiche, pedologiche, considerando la localizzazione, l’esposizione ecc.: non esistono soluzioni valide sempre e in tutti i casi. Ai professionisti qualificati spetta il compito di valutare il corretto mix”- continua la nota del CONAF – “Rappresentando un Ordine di professionisti il cui lavoro si svolge in campo, posso affermare che conosciamo le dinamiche evolutive dei boschi e dei terreni, conosciamo le strade secondarie e gli accessi, poiché in ogni comune c’è un agronomo o un forestale e quindi possiamo essere i primi ad offrire soluzioni qualificate per ridurre la vulnerabilità del nostro territorio.”