Nella notte tra il 4 e il 5 ottobre in gran parte della Calabria, in meno di 6 ore, sono caduti circa 300 mm di pioggia; sicuramente un evento eccezionale che ha causato morte e distruzione. Il disastro che ha colpito la Calabria ha creato disagi e ingenti danni, evidenziando forti carenze strutturali che, se affrontate in maniera più adeguata e consapevole, potevano probabilmente evitare tali catastrofiche conseguenze.
“La difesa del suolo è la vera emergenza, perché la prima grande opera pubblica necessaria al Paese è la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico. Dobbiamo abituarci a convivere con lunghi periodi di siccità e con improvvise, copiose e devastanti precipitazioni. Dobbiamo recuperare la logica della prevenzione, della manutenzione, della cura dell'esistente e del presidio del territorio.” – continua la nota dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali – “Il mondo rurale svolge un ruolo di primo ordine, soprattutto nella fase di prevenzione. Bisogna intervenire ripristinando e potenziando la rete idrografica presente, restituendo valore alle opere di sistemazione idraulico agraria e forestale, e accompagnare l’agricoltore, con il supporto del mondo tecnico-scientifico e politico, nel riappropriarsi delle aree marginali.”
Il bilancio è grave e preoccupante e, in questa situazione, anche l’agricoltura paga un dazio elevato. Ingenti i danni alle produzioni agricole della fascia ionica crotonese, nel lametino e nel vibonese, in buona parte irreparabilmente compromesse. In particolare, i danni riguardano gli uliveti, già provati da una stagione produttiva difficile, gli agrumeti e le serre. Nella zona vitivinicola del cirotano è stata compromessa la raccolta dell’uva, così come compromessa è la produzione di finocchi nel comprensorio di Isola di Capo Rizzuto.
“Quanto successo in Calabria purtroppo è l’ultimo di tanti eventi che stanno interessando da anni la nostra nazione: ora è il momento di piangere le vittime. Poi occorre impegnarsi affinché queste tragedie non si ripetano, attraverso politiche e governance che parlino di prevenzione e non più di somma urgenza” – chiude il Presidente CONAF Sabrina Diamanti.
Nella notte tra il 4 e il 5 ottobre in gran parte della Calabria, in meno di 6 ore, sono caduti circa 300 mm di pioggia; sicuramente un evento eccezionale che ha causato morte e distruzione. Il disastro che ha colpito la Calabria ha creato disagi e ingenti danni, evidenziando forti carenze strutturali che, se affrontate in maniera più adeguata e consapevole, potevano probabilmente evitare tali catastrofiche conseguenze.
“La difesa del suolo è la vera emergenza, perché la prima grande opera pubblica necessaria al Paese è la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico. Dobbiamo abituarci a convivere con lunghi periodi di siccità e con improvvise, copiose e devastanti precipitazioni. Dobbiamo recuperare la logica della prevenzione, della manutenzione, della cura dell'esistente e del presidio del territorio.” – continua la nota dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali – “Il mondo rurale svolge un ruolo di primo ordine, soprattutto nella fase di prevenzione. Bisogna intervenire ripristinando e potenziando la rete idrografica presente, restituendo valore alle opere di sistemazione idraulico agraria e forestale, e accompagnare l’agricoltore, con il supporto del mondo tecnico-scientifico e politico, nel riappropriarsi delle aree marginali.”
Il bilancio è grave e preoccupante e, in questa situazione, anche l’agricoltura paga un dazio elevato. Ingenti i danni alle produzioni agricole della fascia ionica crotonese, nel lametino e nel vibonese, in buona parte irreparabilmente compromesse. In particolare, i danni riguardano gli uliveti, già provati da una stagione produttiva difficile, gli agrumeti e le serre. Nella zona vitivinicola del cirotano è stata compromessa la raccolta dell’uva, così come compromessa è la produzione di finocchi nel comprensorio di Isola di Capo Rizzuto.
“Quanto successo in Calabria purtroppo è l’ultimo di tanti eventi che stanno interessando da anni la nostra nazione: ora è il momento di piangere le vittime. Poi occorre impegnarsi affinché queste tragedie non si ripetano, attraverso politiche e governance che parlino di prevenzione e non più di somma urgenza” – chiude il Presidente CONAF Sabrina Diamanti.