Il CONAF è stato audito, assieme a rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura, Confederazione italiana agricoltori (Cia), Copagri, Alleanza delle cooperative italiane, nell’audizione informale sullo stato di attuazione della Pac 2023 – 2027 e sui negoziati relativi alle eventuali modifiche che saranno proposte in sede europea.
Davanti ai Deputati della XIII commissione agricoltura della Camera, il Presidente Mauro Uniformi e il Vicepresidente Renato Ferretti hanno illustrato la posizione dell’Ordine, evidenziando le difficoltà più rilevanti nell’attuazione della politica agricola.
L’attuale PAC (2023-2028) nasce in un periodo diverso da quello in cui viene ad attuarsi, caratterizzato da scenari non previsti o sottovalutati: la guerra in Ucraina, le criticità della rotta commerciale lungo il Mar Rosso, le strategie geopolitiche internazionali sempre più aggressive, gli eventi meteorici estremi più frequenti che hanno accresciuto la sensibilità dei cittadini europei verso temi ambientali e che hanno accelerato la necessità di dotarsi di politiche di adattamento al cambiamento climatico.
Ne è derivata una PAC che ha mantenuto le criticità del passato, accrescendone il carico burocratico, ma non ha chiarito in modo definito gli obiettivi da qui a 5-10-30 anni.
Infatti, seppure abbia fatto propri i principi e gli obiettivi della Strategia Farm to Fork e della Strategia sulla Biodiversità, entrambe generate dal Green Deal, prevedendo un cambio di paradigma, rafforzando la condizionalità e introducendo gli ecoschemi, l’ha fatto in linea generale e troppo generica.
Sarebbe servita, e servirà, una politica di indirizzo che sia consapevole che al mondo agricolo e agli imprenditori agricoli europei saranno richiesti interventi:
- Complessi, che coniughino produzione alimentare, sicurezza degli approvvigionamenti, rispetto dell’ambiente e della biodiversità, contributo alle strategie energetiche della UE
- Diversificati, ossia capaci di adattarsi ad agricolture e territori complessi come la maggior parte di quelli italiani, ma potremmo dire di tutta l’area mediterranea. Capaci di intervenire per ridurre il divario fra agricolture forti e quelle più deboli, fra territori senza limitazioni e territori marginali, valorizzandone le peculiarità.
- Specialistici, in grado di portare innovazione dal mondo della ricerca fino al campo, di adattare le strategie a seconda delle condizioni e delle situazioni, pianificando gli interventi a medio e lungo periodo inserendoli in scenari più ampi.
Dove possiamo intervenire
A parte la comprensibile difficoltà di rodaggio dei nuovi meccanismi, primo fra tutti il nuovo deliver model di un unico piano nazionale, l’attuale PAC (2023-2027) è già superata per alcune cose, inoltre genera effetti collaterali incomprensibili e a tratti è machiavellica.
Partendo da questa premessa, le aree in cui è possibile, doveroso e urgente intervenire per semplificare e migliorare la politica agricola, sono:
- Differenziazione delle aree agroecologiche: tante agricolture con caratteristiche, opportunità e criticità differenti
- Incentivi riservati a chi produce cibo sostenibile
- Aziende multifunzionali a tutela dei territori
- No click-day e fondi assegnati senza valutazione di qualità
- Riduzione carichi burocratici inutili, che allontanano i virtuosi e selezionano chi cerca i fondi per i fondi
- Certificazione ex ante delle colture
- Geo Tag per i controlli
- Valorizzazione del ruolo consulenziale per affrontare complessità e specializzazione
- AKIS nel Piano strategico PAC 2023-2027
- Imprenditore agricolo, capace di scegliere i partner e non vincolato alla gestione del fascicolo da chi fa solo gestione amministrativa
- Una PAC anche per le foreste
CONCLUSIONI
I Dottori Agronomi ed i Dottori Forestali, pur consapevoli del difficile quadro generale di riferimento, ritengono indispensabile apportare i correttivi sopra indicati e si rendono disponibili anche ad un confronto con gli altri soggetti coinvolti ed auditi per definire un documento congiunto.