La scorsa settimana, a Roma, si sono svolti gli Stati Generali delle Aree Interne contro eolico e fotovoltaico a terra.
Il tema, giustamente, suscita molto interesse per le tante implicazioni e perché rappresenta un passaggio fondamentale per pianificare il futuro che desideriamo, come da sempre sostiene l’ordine dei dottori agronomi e dottori forestali, e per questo non bisogna demonizzare la tecnologia con posizioni assolutiste.
L’implementazione dell’agrivoltaico, quindi lasciando ai terreni la finalità agricola e produttiva ma immagazzinando la parte non sfruttata dell’energia luminosa, può essere parte del mix energetico nazionale. È evidente che non tutte le aree né tutte le aziende né tutte le produzioni possono essere idonee, ma questo non significa privarsi di una fonte rinnovabile e sostenibile.
“Parlare di energie sostenibili e rinnovabili significa parlare di futuro. Futuro del Pianeta, futuro dell’Italia, futuro delle nostre aree interne e delle comunità che vi abitano. È evidente che il bisogno di energia debba essere soddisfatto in modo alternativo alle fonti fossili e fotovoltaico ed eolico rappresentano due tasselli nel futuro mix energetico. Come Ordine da sempre sosteniamo la necessità di tutelare il paesaggio agricolo e il territorio, al tempo stesso temiamo le posizioni assolute che ipotizzano soluzioni applicabili ovunque in modo identico.
Mauro Uniformi, Presidente CONAF
La spesa energetica delle imprese agricole oscilla tra il 20 e il 30%. La produzione di energia rinnovabile consente loro di tutelarsi dalle improvvise fluttuazioni dei prezzi, di integrare i bilanci con una nuova voce di entrate e, quindi, di essere più solide ed economicamente sostenibili. Chi ha a cuore il futuro dell’agricoltura italiana, delle aree interne e delle sue comunità non può ignorare questo aspetto.
L’agrivoltaico, il fotovoltaico sui tetti dei capannoni, la trasfromazione delle biomasse di scarto, la risorsa legno – ancora troppo poco considerata – il minidroelettrico là dove ci siano le condizioni sono tutte opportunità da valutare in modo consapevole per rendere il mondo agricolo più resiliente. Nessuno chiede alle imprese agricole di diventare piccole centrali elettriche, ma vorremmo che la discussione su un tema tanto rilevante fosse meno ideologica e pregiudiziale.”