C’è da fidarsi. Gli allevamenti italiani sono sicuri, e i consumatori possono sentirsi tranquilli consumando un prodotto suino “Made in Italy”. La rassicurazione, riguardo agli allarmismi di questi giorni sull’influenza suina, giunge dal Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali (Conaf). “Basta visitare un allevamento suinicolo in Italia – afferma il presidente del Conaf, Andrea Sisti – per rendersi conto che c’è un’organizzazione tale da garantire la completa sicurezza di ciò che mettiamo nel piatto e la salute degli animali. La nostra filiera della carne suina è sicura, dal momento che le strutture sono climatizzate a norma di legge, in modo da far vivere gli animali in un ambiente salubre che ne mantiene il benessere fisico”. Va sottolineato inoltre come gli allevamenti siano dotati di impianti appositi per lo smaltimento dei liquami, nel rispetto delle leggi di tutela ambientale. “Dalla nascita dell’animale – prosegue Sisti –, la crescita, fino alla macellazione delle carni e alla messa in commercio dei prodotti suini, tutto il percorso è tracciato in modo esemplare. In Italia non esistono strutture illegali, ed anche in quei pochi casi di allevamenti allo stato brado, come la cinta senese, si tratta di animali che vivono in recinti inaccessibili e tutti iscritti all’anagrafe sanitaria”. Non è possibile in Italia, insomma, sottolinea il Conaf, che si possa perdere una sola parte dell’intera tracciabilità.
“Bisogna ricordare – aggiunge Enrico Antignati, consigliere e Coordinatore del Dipartimento Agricoltura, Sviluppo sostenibile ed energie rinnovabili del Conaf – che il “famigerato” virus dell’influenza suina, denominato A/H1N1, si trasmette per via aerea (tosse o sternuto) oppure toccando oggetti “contaminati” con secrezioni provenienti da persone infette e conseguentemente portando le mani alla bocca o al naso, senza adeguato lavaggio. Proprio come avviene nel caso della diffusione dei “normali” virus influenzali stagionali. Il consumo di carne suina cotta non può essere causa di contrazione di influenza suina in quanto la cottura a temperature normalmente di 70-80 °C elimina il virus dell’influenza, oltre agli altri eventuali batteri e virus presenti”.
E’ comunque fondamentale come sempre la prevenzione: “Prevenire – sottolinea Damiano Cosimo Coretti, consigliere e Coordinatore del Dipartimento sicurezza agroalimentare – significa innanzitutto garantire che le condizioni di vita degli animali allevati siano le migliori possibili in modo da avere animali sani e ridurre il rischio di infezione e di diffusione degli agenti patogeni. L’Italia rappresenta un’eccellenza: con suini allevati in strutture con adeguate superfici libere di stabulazione per capo, porcilaie dotate di sistemi che garantiscano una buona qualità dell’aria, e pavimentazioni adeguate>>. Secondo il Conaf sarebbe inoltre opportuno prevedere norme che tutelino sempre di più il consumatore, estendendo l’indicazione obbligatoria dell’origine anche alla carne di suino.
Roma, 30 aprile 2009
c.s. n. 25
Ufficio stampa Conaf
primamedia – 0577.392256
C’è da fidarsi. Gli allevamenti italiani sono sicuri, e i consumatori possono sentirsi tranquilli consumando un prodotto suino “Made in Italy”. La rassicurazione, riguardo agli allarmismi di questi giorni sull’influenza suina, giunge dal Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali (Conaf). “Basta visitare un allevamento suinicolo in Italia – afferma il presidente del Conaf, Andrea Sisti – per rendersi conto che c’è un’organizzazione tale da garantire la completa sicurezza di ciò che mettiamo nel piatto e la salute degli animali. La nostra filiera della carne suina è sicura, dal momento che le strutture sono climatizzate a norma di legge, in modo da far vivere gli animali in un ambiente salubre che ne mantiene il benessere fisico”. Va sottolineato inoltre come gli allevamenti siano dotati di impianti appositi per lo smaltimento dei liquami, nel rispetto delle leggi di tutela ambientale. “Dalla nascita dell’animale – prosegue Sisti –, la crescita, fino alla macellazione delle carni e alla messa in commercio dei prodotti suini, tutto il percorso è tracciato in modo esemplare. In Italia non esistono strutture illegali, ed anche in quei pochi casi di allevamenti allo stato brado, come la cinta senese, si tratta di animali che vivono in recinti inaccessibili e tutti iscritti all’anagrafe sanitaria”. Non è possibile in Italia, insomma, sottolinea il Conaf, che si possa perdere una sola parte dell’intera tracciabilità.
“Bisogna ricordare – aggiunge Enrico Antignati, consigliere e Coordinatore del Dipartimento Agricoltura, Sviluppo sostenibile ed energie rinnovabili del Conaf – che il “famigerato” virus dell’influenza suina, denominato A/H1N1, si trasmette per via aerea (tosse o sternuto) oppure toccando oggetti “contaminati” con secrezioni provenienti da persone infette e conseguentemente portando le mani alla bocca o al naso, senza adeguato lavaggio. Proprio come avviene nel caso della diffusione dei “normali” virus influenzali stagionali. Il consumo di carne suina cotta non può essere causa di contrazione di influenza suina in quanto la cottura a temperature normalmente di 70-80 °C elimina il virus dell’influenza, oltre agli altri eventuali batteri e virus presenti”.
E’ comunque fondamentale come sempre la prevenzione: “Prevenire – sottolinea Damiano Cosimo Coretti, consigliere e Coordinatore del Dipartimento sicurezza agroalimentare – significa innanzitutto garantire che le condizioni di vita degli animali allevati siano le migliori possibili in modo da avere animali sani e ridurre il rischio di infezione e di diffusione degli agenti patogeni. L’Italia rappresenta un’eccellenza: con suini allevati in strutture con adeguate superfici libere di stabulazione per capo, porcilaie dotate di sistemi che garantiscano una buona qualità dell’aria, e pavimentazioni adeguate>>. Secondo il Conaf sarebbe inoltre opportuno prevedere norme che tutelino sempre di più il consumatore, estendendo l’indicazione obbligatoria dell’origine anche alla carne di suino.
Roma, 30 aprile 2009
c.s. n. 25
Ufficio stampa Conaf
primamedia – 0577.392256