Le ragioni della protesta in Sardegna sono ben motivate, poiché l’attuale prezzo del latte da tempo non compensa il costo di produzione, che è pari a circa il 50-60% dei costi sostenuti anche dalle aziende zootecniche più moderne e più efficienti. Lo sanno bene i Dottori Agronomi che seguono da anni l’evolversi delle circa 12.000 aziende zootecniche della Sardegna e che sono impegnati a cercare soluzioni eque per una ripresa duratura di questo comparto, fondamentale per tutta la realtà produttiva e sociale della Sardegna.
Rispetto a qualche anno fa è cambiato il mercato del latte e del formaggio e sono venuti meno i sostegni pubblici che avevano indirizzato l’intero comparto. Contemporaneamente sono cambiati i modi di stringere i contratti lungo la filiera, si è assistito a una concentrazione in mano a pochi privati di produzione di formaggio, è cambiata la capacità di penetrare e di restare nei mercati esteri in Europa e nel mondo.
“È necessario ridare dignità ai produttori, offrendo un compenso giusto ed equo. Oggi, per produrre un litro di latte ovino nelle aziende più strutturate servono almeno 1,05-1,10 euro: costi ben lontani dall’offerta di 60 cent/litro che il mercato propone." – sottolinea Ettore Crobu, Presidente regionale dei Dottori Agronomi e Forestali della Sardegna – “Il giusto compenso, però, si ricava solo ripensando all’intera filiera produttiva: agendo sulle capacità di ammodernamento delle aziende, imparando ad aggregarsi per conferire ai caseifici, fino ad arrivare allo sviluppo commerciale per saper vendere un prodotto di qualità e ricavare il giusto margine.”
L’esito di queste proteste deve essere l’occasione per una riflessione: si dovrà lavorare affinché l’intero comparto faccia un salto qualitativo, valorizzando le competenze tecnico-professionali in tutti i passaggi della filiera produttiva e di quella commerciale.
“Gli esempi di aggregazione tra produttori di latte hanno sortito pochi effetti rispetto a quelli sperati, perché non c’è stata la comprensione delle sfide che poneva il mercato globale.” –dichiara Corrado Fenu del CONAF – “Ai pastori è stato chiesto di essere esperti di materie fiscali e di bilanci aziendali, di essere capaci di stringere contratti con grandi aziende, di conoscere le strategie di marketing e i mercati internazionali. Per cambiare questa situazione è necessario un maggiore contributo di professionisti qualificati che si pongano al fianco degli allevatori.”
Le ragioni della protesta in Sardegna sono ben motivate, poiché l’attuale prezzo del latte da tempo non compensa il costo di produzione, che è pari a circa il 50-60% dei costi sostenuti anche dalle aziende zootecniche più moderne e più efficienti. Lo sanno bene i Dottori Agronomi che seguono da anni l’evolversi delle circa 12.000 aziende zootecniche della Sardegna e che sono impegnati a cercare soluzioni eque per una ripresa duratura di questo comparto, fondamentale per tutta la realtà produttiva e sociale della Sardegna.
Rispetto a qualche anno fa è cambiato il mercato del latte e del formaggio e sono venuti meno i sostegni pubblici che avevano indirizzato l’intero comparto. Contemporaneamente sono cambiati i modi di stringere i contratti lungo la filiera, si è assistito a una concentrazione in mano a pochi privati di produzione di formaggio, è cambiata la capacità di penetrare e di restare nei mercati esteri in Europa e nel mondo.
“È necessario ridare dignità ai produttori, offrendo un compenso giusto ed equo. Oggi, per produrre un litro di latte ovino nelle aziende più strutturate servono almeno 1,05-1,10 euro: costi ben lontani dall’offerta di 60 cent/litro che il mercato propone." – sottolinea Ettore Crobu, Presidente regionale dei Dottori Agronomi e Forestali della Sardegna – “Il giusto compenso, però, si ricava solo ripensando all’intera filiera produttiva: agendo sulle capacità di ammodernamento delle aziende, imparando ad aggregarsi per conferire ai caseifici, fino ad arrivare allo sviluppo commerciale per saper vendere un prodotto di qualità e ricavare il giusto margine.”
L’esito di queste proteste deve essere l’occasione per una riflessione: si dovrà lavorare affinché l’intero comparto faccia un salto qualitativo, valorizzando le competenze tecnico-professionali in tutti i passaggi della filiera produttiva e di quella commerciale.
“Gli esempi di aggregazione tra produttori di latte hanno sortito pochi effetti rispetto a quelli sperati, perché non c’è stata la comprensione delle sfide che poneva il mercato globale.” –dichiara Corrado Fenu del CONAF – “Ai pastori è stato chiesto di essere esperti di materie fiscali e di bilanci aziendali, di essere capaci di stringere contratti con grandi aziende, di conoscere le strategie di marketing e i mercati internazionali. Per cambiare questa situazione è necessario un maggiore contributo di professionisti qualificati che si pongano al fianco degli allevatori.”