Il cambiamento climatico continua a manifestare i suoi effetti, tant’è che in Europa e in particolare in Italia e nella nostra Calabria si evidenzia un inverno caldissimo e con scarse precipitazioni, cosa che sta generando allarme soprattutto nel comparto agricolo. Per l'Europa lo scorso gennaio è stato un mese record: le temperature sono state circa 0,2°C più calde rispetto al precedente gennaio più caldo (2007). Il mese di gennaio 2020 è stato inoltre di 3,1°C più caldo rispetto alla media di gennaio del periodo 1981-2010 (dati del "Copernicus Climate Change Service").
In Italia, secondo i dati del’ISAC CNR, il riscaldamento di dicembre e gennaio è più elevato di 1,65°C (ben 1,9 a dicembre, il secondo più caldo dal 1800, e 1,4 a gennaio) rispetto alle medie 1981-2010, mentre il 2019 si è chiuso con un’anomalia di +0,96 gradi, risultando il quarto anno più caldo per il nostro Paese dal 1800 a oggi. Il decennio che si è chiuso è stato il più caldo da quando abbiamo osservazioni disponibili per l’Italia. E analogamente a quanto è accaduto su scala globale, anche per l’Italia ognuno degli ultimi quattro decenni è risultato essere più caldo di quelli precedenti.
In Calabria e in particolare nell’area della fascia ionica cosentina, secondo i rilievi effettuati dalla stazione meteo dell’ARSAC, del Centro Sperimentale Dimostrativo di Mirto Crosia, febbraio è stato caratterizzato da temperature medie più elevate rispetto gennaio (+1,7°C); inoltre, risulta essere il febbraio più caldo degli ultimi 30 anni (insieme a quello del 2002), con 1,6°C in più rispetto a febbraio 2019 e +2,1°C rispetto alla media delle temperature dello stesse mese nel trentennio 1990-2019.
“Davanti a dati simili, credo che sia il Governo nazionale che quello regionale debbano subito attivare misure di “contenimento” del rischio – sottolinea Francesco Cufari, Presidente della Federazione dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Calabria – Si tratta di un’emergenza già molto impattante sulla nostra realtà, ma che potrebbe scoppiarci tra le mani, con conseguenze ben peggiori ed effetti sull’economia superiori a quelli che sta determinando oggi il Coronavirus nel nostro Paese e nel Mondo. Per questo soprattutto nella nostra fragile regione, sia dal punto di vista ambientale, sia economico, mi auguro che la Presidente e i nuovi Assessori attivino dei tavoli di intervento, che facciano seguire alle parole azioni concrete che mitighino il rischio partendo dalle aree più critiche della nostra regione.”
In queste condizioni sarà necessario, pertanto, intraprendere azioni per fare in modo che i nostri territori si adattino ad una realtà ambientale profondamente cambiata. Ecco perché riteniamo sia fondamentale focalizzarci sull’implementazione di interventi per la salvaguardia delle nostre comunità. Adattarsi in agricoltura significherà ri-programmare i cicli o puntare su varietà diverse. Sarà necessario inoltre orientarsi verso un uso più razionale delle risorse idriche, tramite tecniche di subirrigazione, come l’irrigazione sotterranea attraverso la quale riduciamo notevolmente le perdite per evaporazione dell’acqua. O ancora, sfruttando la tecnologia e l’Agricoltura 4.0 che danno la possibilità di introdurre sensori capaci di misurare il reale fabbisogno delle piante e intervenire al momento giusto e con le giuste quantità.
Bisognerà adattarsi anche da un punto di vista fitosanitario. Con le mutate condizioni climatiche, infatti, patogeni finora secondari sono diventati primari e la diffusione di patogeni alieni, importati da altri continenti, può essere favorita dalle temperature superiori alla media dei singoli territori.
Nei prossimi anni sarà fondamentale attivare sinergie tra istituzioni, imprese e professionisti, dirottando risorse verso quei progetti che prevedono la messa in sicurezza del territorio, la creazione di città “green”, la gestione sostenibile delle foreste ed interventi agronomici a tutela dell’ambiente e favorevoli alla salvaguardia della biodiversità.
Sarà importante l’istituzione di tavoli tematici, propositivi e risolutivi per pianificare un riassetto territoriale che risponda alle nuove esigenze e comunicare meglio con le istituzioni e con la società civile per far comprendere a tutti quali sono gli interventi e le azioni quotidiane da attuare per salvaguardare l’ambiente e con esso la nostra stessa vita. I dottori agronomi e forestali, grazie alle competenze tecniche e alla conoscenza delle realtà locali, potranno recitare una parte importante nella gestione di queste nuove situazioni sia dal punto di vista operativo che informativo, poiché tale situazione richiede anche un grande sforzo nell’informazione dei cittadini e nel supporto alla comprensione di conseguenze e rischi di questi mutamenti climatici e ambientali.
Il cambiamento climatico continua a manifestare i suoi effetti, tant’è che in Europa e in particolare in Italia e nella nostra Calabria si evidenzia un inverno caldissimo e con scarse precipitazioni, cosa che sta generando allarme soprattutto nel comparto agricolo. Per l'Europa lo scorso gennaio è stato un mese record: le temperature sono state circa 0,2°C più calde rispetto al precedente gennaio più caldo (2007). Il mese di gennaio 2020 è stato inoltre di 3,1°C più caldo rispetto alla media di gennaio del periodo 1981-2010 (dati del "Copernicus Climate Change Service").
In Italia, secondo i dati del’ISAC CNR, il riscaldamento di dicembre e gennaio è più elevato di 1,65°C (ben 1,9 a dicembre, il secondo più caldo dal 1800, e 1,4 a gennaio) rispetto alle medie 1981-2010, mentre il 2019 si è chiuso con un’anomalia di +0,96 gradi, risultando il quarto anno più caldo per il nostro Paese dal 1800 a oggi. Il decennio che si è chiuso è stato il più caldo da quando abbiamo osservazioni disponibili per l’Italia. E analogamente a quanto è accaduto su scala globale, anche per l’Italia ognuno degli ultimi quattro decenni è risultato essere più caldo di quelli precedenti.
In Calabria e in particolare nell’area della fascia ionica cosentina, secondo i rilievi effettuati dalla stazione meteo dell’ARSAC, del Centro Sperimentale Dimostrativo di Mirto Crosia, febbraio è stato caratterizzato da temperature medie più elevate rispetto gennaio (+1,7°C); inoltre, risulta essere il febbraio più caldo degli ultimi 30 anni (insieme a quello del 2002), con 1,6°C in più rispetto a febbraio 2019 e +2,1°C rispetto alla media delle temperature dello stesse mese nel trentennio 1990-2019.
“Davanti a dati simili, credo che sia il Governo nazionale che quello regionale debbano subito attivare misure di “contenimento” del rischio – sottolinea Francesco Cufari, Presidente della Federazione dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Calabria – Si tratta di un’emergenza già molto impattante sulla nostra realtà, ma che potrebbe scoppiarci tra le mani, con conseguenze ben peggiori ed effetti sull’economia superiori a quelli che sta determinando oggi il Coronavirus nel nostro Paese e nel Mondo. Per questo soprattutto nella nostra fragile regione, sia dal punto di vista ambientale, sia economico, mi auguro che la Presidente e i nuovi Assessori attivino dei tavoli di intervento, che facciano seguire alle parole azioni concrete che mitighino il rischio partendo dalle aree più critiche della nostra regione.”
In queste condizioni sarà necessario, pertanto, intraprendere azioni per fare in modo che i nostri territori si adattino ad una realtà ambientale profondamente cambiata. Ecco perché riteniamo sia fondamentale focalizzarci sull’implementazione di interventi per la salvaguardia delle nostre comunità. Adattarsi in agricoltura significherà ri-programmare i cicli o puntare su varietà diverse. Sarà necessario inoltre orientarsi verso un uso più razionale delle risorse idriche, tramite tecniche di subirrigazione, come l’irrigazione sotterranea attraverso la quale riduciamo notevolmente le perdite per evaporazione dell’acqua. O ancora, sfruttando la tecnologia e l’Agricoltura 4.0 che danno la possibilità di introdurre sensori capaci di misurare il reale fabbisogno delle piante e intervenire al momento giusto e con le giuste quantità.
Bisognerà adattarsi anche da un punto di vista fitosanitario. Con le mutate condizioni climatiche, infatti, patogeni finora secondari sono diventati primari e la diffusione di patogeni alieni, importati da altri continenti, può essere favorita dalle temperature superiori alla media dei singoli territori.
Nei prossimi anni sarà fondamentale attivare sinergie tra istituzioni, imprese e professionisti, dirottando risorse verso quei progetti che prevedono la messa in sicurezza del territorio, la creazione di città “green”, la gestione sostenibile delle foreste ed interventi agronomici a tutela dell’ambiente e favorevoli alla salvaguardia della biodiversità.
Sarà importante l’istituzione di tavoli tematici, propositivi e risolutivi per pianificare un riassetto territoriale che risponda alle nuove esigenze e comunicare meglio con le istituzioni e con la società civile per far comprendere a tutti quali sono gli interventi e le azioni quotidiane da attuare per salvaguardare l’ambiente e con esso la nostra stessa vita. I dottori agronomi e forestali, grazie alle competenze tecniche e alla conoscenza delle realtà locali, potranno recitare una parte importante nella gestione di queste nuove situazioni sia dal punto di vista operativo che informativo, poiché tale situazione richiede anche un grande sforzo nell’informazione dei cittadini e nel supporto alla comprensione di conseguenze e rischi di questi mutamenti climatici e ambientali.