La prolungata siccità ha preparato il terreno agli incendi di questi giorni, divampati con l’aiuto dei venti che spirano in queste ore. Il caso di Genova, a ridosso della città, ha reso l’evento eclatante, ma fatti analoghi sono avvenuti in parecchie regioni del centro nord, dalla Valsesia alla Pedemontana friulana, passando per la Toscana. Altre regioni sono in preallarme, dalla Lombardia, al Veneto, all’Emilia Romagna. Al di là del dato di cronaca, però, terminata l’emergenza, gli amministratori dovranno riflettere necessariamente sulla progettazione delle aree boschive, quando sono contigue alle aree abitate. Lo afferma l’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali in una nota.
“Siamo rattristati per le notizie che giungono da Genova, per le famiglie evacuate che stanno vivendo momenti terribili. In poche ore sono già andati distrutti diversi ettari di macchia mediterranea e bosco, compromettendo le funzioni ecologiche a servizio di un'area fortemente urbanizzata come questa. Speriamo termini presto la fase emergenziale per cominciare a riflettere sulle migliori soluzioni da adottare per contenere il danno di un incendio in un’area boscata a ridosso di aree urbanizzate, quella che tecnicamente è chiamata area d’interfaccia. Ciò che sappiamo è che è senza dubbio possibile progettare bene la convivenza tra uomo e ambiente, perché da noi gli incendi sono ascrivibili all’azione umana.” – dichiara Marco Bonavia, consigliere CONAF – “Sappiamo che si può ridurre la vulnerabilità con una pianificazione del territorio di vasta scala, che preveda strade e altre infrastrutture per l’intervento dei soccorsi, garantendo la sicurezza dei centri abitati, che devono essere ad una adeguata distanza dalle foreste, una pianificazione che ripristini la biodiversità come elemento di ostacolo al propagarsi degli incendi: si può ridurre molto il rischio evitando lo sviluppo di un sottobosco arido o usando specie diverse, di diverse altezze e tipologia. Ogni soluzione va ponderata in base alle specifiche condizioni climatiche, pedologiche, considerando la localizzazione, l’esposizione ecc.: non esistono soluzioni valide sempre e in tutti i casi. Ai professionisti qualificati spetta il compito di valutare il corretto mix. Quel che è certo è che la gestione delle aree agro-forestali sia lo strumento principale di prevenzione per la capacità di contrasto all'abbandono delle aree marginali ed impervie.”
Proprio in questi giorni, l’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali e il Dipartimento di Protezione Civile stanno lavorando per aggiornare il protocollo d’intesa siglato nel 2014, per adeguarlo al “Codice di protezione civile” approvato nel 2018.
Un protocollo che, tra le altre cose, prevede approfondimenti e la formazione specifica per i dottori agronomi e forestali, al fine di qualificarli nelle fasi di intervento post emergenziale.
“La Liguria storicamente è sempre stata caratterizzata dalla presenza di incendi invernali, legati alle prolungate siccità accompagnate a forti venti. Purtroppo, tale primato si sta estendendo a gran parte della nostra nazione. Proprio per questo motivo dobbiamo recuperare la logica della prevenzione, della gestione, della cura dell'esistente e del presidio del territorio, puntando anche su interventi di diradamento e pulizia a contrasto dell’avanzata incontrollata del bosco.” – continua Sabrina Diamanti, Presidente del CONAF – “Rappresentando un Ordine di professionisti il cui lavoro si svolge in campo, posso affermare che conosciamo le dinamiche evolutive dei boschi e dei terreni, sappiamo quali sono gli accessi e in che stato di manutenzione si trovano, quali possono essere le alternative alla difficile penetrabilità di molti boschi, poiché in ogni comune c’è un dottore agronomo o un dottore forestale in grado di offrire soluzioni qualificate per ridurre la vulnerabilità del nostro territorio, poco utilizzato ma ancora meno curato.”
La prolungata siccità ha preparato il terreno agli incendi di questi giorni, divampati con l’aiuto dei venti che spirano in queste ore. Il caso di Genova, a ridosso della città, ha reso l’evento eclatante, ma fatti analoghi sono avvenuti in parecchie regioni del centro nord, dalla Valsesia alla Pedemontana friulana, passando per la Toscana. Altre regioni sono in preallarme, dalla Lombardia, al Veneto, all’Emilia Romagna. Al di là del dato di cronaca, però, terminata l’emergenza, gli amministratori dovranno riflettere necessariamente sulla progettazione delle aree boschive, quando sono contigue alle aree abitate. Lo afferma l’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali in una nota.
“Siamo rattristati per le notizie che giungono da Genova, per le famiglie evacuate che stanno vivendo momenti terribili. In poche ore sono già andati distrutti diversi ettari di macchia mediterranea e bosco, compromettendo le funzioni ecologiche a servizio di un'area fortemente urbanizzata come questa. Speriamo termini presto la fase emergenziale per cominciare a riflettere sulle migliori soluzioni da adottare per contenere il danno di un incendio in un’area boscata a ridosso di aree urbanizzate, quella che tecnicamente è chiamata area d’interfaccia. Ciò che sappiamo è che è senza dubbio possibile progettare bene la convivenza tra uomo e ambiente, perché da noi gli incendi sono ascrivibili all’azione umana.” – dichiara Marco Bonavia, consigliere CONAF – “Sappiamo che si può ridurre la vulnerabilità con una pianificazione del territorio di vasta scala, che preveda strade e altre infrastrutture per l’intervento dei soccorsi, garantendo la sicurezza dei centri abitati, che devono essere ad una adeguata distanza dalle foreste, una pianificazione che ripristini la biodiversità come elemento di ostacolo al propagarsi degli incendi: si può ridurre molto il rischio evitando lo sviluppo di un sottobosco arido o usando specie diverse, di diverse altezze e tipologia. Ogni soluzione va ponderata in base alle specifiche condizioni climatiche, pedologiche, considerando la localizzazione, l’esposizione ecc.: non esistono soluzioni valide sempre e in tutti i casi. Ai professionisti qualificati spetta il compito di valutare il corretto mix. Quel che è certo è che la gestione delle aree agro-forestali sia lo strumento principale di prevenzione per la capacità di contrasto all'abbandono delle aree marginali ed impervie.”
Proprio in questi giorni, l’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali e il Dipartimento di Protezione Civile stanno lavorando per aggiornare il protocollo d’intesa siglato nel 2014, per adeguarlo al “Codice di protezione civile” approvato nel 2018.
Un protocollo che, tra le altre cose, prevede approfondimenti e la formazione specifica per i dottori agronomi e forestali, al fine di qualificarli nelle fasi di intervento post emergenziale.
“La Liguria storicamente è sempre stata caratterizzata dalla presenza di incendi invernali, legati alle prolungate siccità accompagnate a forti venti. Purtroppo, tale primato si sta estendendo a gran parte della nostra nazione. Proprio per questo motivo dobbiamo recuperare la logica della prevenzione, della gestione, della cura dell'esistente e del presidio del territorio, puntando anche su interventi di diradamento e pulizia a contrasto dell’avanzata incontrollata del bosco.” – continua Sabrina Diamanti, Presidente del CONAF – “Rappresentando un Ordine di professionisti il cui lavoro si svolge in campo, posso affermare che conosciamo le dinamiche evolutive dei boschi e dei terreni, sappiamo quali sono gli accessi e in che stato di manutenzione si trovano, quali possono essere le alternative alla difficile penetrabilità di molti boschi, poiché in ogni comune c’è un dottore agronomo o un dottore forestale in grado di offrire soluzioni qualificate per ridurre la vulnerabilità del nostro territorio, poco utilizzato ma ancora meno curato.”