Il CONAF manifesta la sua contrarietà all’intervento della Soprintendenza nella gestione forestale e lo fa con una lettera indirizzata al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, e alla Ministra delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova. Qualche giorno fa, infatti, interpretando una sentenza del Consiglio di Stato, la Soprintendenza di Siena, Arezzo e Grosseto ha espresso un parere che ha bloccato vari progetti di interventi selvicolturali sul monte Amiata.
“Tale parere rischia di creare un grave precedente metodologico, innescando un percorso decisionale che viola la pianificazione territoriale già approvata e rischiando di avviare processi evolutivi del bosco che porterebbero, in tempi brevi, alla perdita del paesaggio rurale tradizionale dell’area.” – dichiara Sabrina Diamanti, Presidente CONAF – “Chiediamo un confronto con il Ministro Franceschini perché è profondamente sbagliato contrapporre gli interventi selvicolturali e la tutela paesaggistica. Lo afferma la stessa Corte Costituzionale (sentenza 14/1996), dicendo che il taglio colturale è parte integrante della preservazione nel tempo di boschi e foreste e sottolineando come la gestione forestale e quella paesaggistica concorrono allo stesso fine. In Italia abbiamo migliaia di professionisti qualificati che redigono piani di gestione e progettano interventi in bosco, adattandoli alla specificità del caso, valutando le singole piante, considerando la stabilità del terreno, il rispetto delle catene ecologiche, la fattibilità complessiva dell’intervento. Auspichiamo un maggior confronto tra enti e professionisti, soprattutto laddove le competenze professionali non sono presenti negli uffici preposti a dare pareri vincolanti.”
“Il paesaggio non è statico, bensì dinamico ed è soggetto a cambiamenti nel breve e nel lungo periodo legati all’uso del suolo da parte dell’uomo. Ecco che la gestione selvicolturale è una storica componente della gestione del paesaggio italiano.” – affermano Marco Bonavia e Renato Ferretti, consiglieri nazionali CONAF –“In questo ultimo secolo, la copertura forestale nazionale è quasi triplicata e il paesaggio tradizionale, che prima aveva una forte integrazione e sovrapposizione tra bosco, zone agricole e zone aperte pascolive, è gradualmente evoluto a bosco e presenta una copertura che non era mai stata raggiunta da secoli. È dunque evidente che la conservazione del paesaggio nel contesto italiano non solo è compatibile, ma necessita della continuazione delle attività agricole e forestali tradizionali. Infatti, è l’abbandono colturale a comportare la rapida perdita del paesaggio tradizionale, oltre ad aumentare il rischio di incendi e a favorire fenomeni di dissesto idrogeologico.”
“Le conseguenze di questo parere sono già drammaticamente evidenti. Molte imprese boschive professionali si trovano nella tragica condizione di dove chiudere le proprie attività, in quanto l’economia forestale locale è strettamente legata alla gestione a ceduo e ai suoi prodotti (paleria e legna da ardere).” – dichiara Marta Buffoni, Presidente della federazione toscana degli ordini dei dottori agronomi e dottori forestali – “Si accentueranno, inoltre, i fenomeni di marginalizzazione, abbandono e spopolamento che il Piano Paesaggistico regionale vuole contrastare. Le aziende agricole toscane che acquistano paleria di castagno saranno costrette a utilizzare materiali diversi, magari non rinnovabili (paleria in cemento o acciaio), o a ricercare paleria di castagno di provenienza extraregionale o addirittura extranazionale”.
Il parere della Soprintendenza
Il parere della Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo, entrando nel merito della forma di gestione selvicolturale del bosco, ritiene “non auspicabile che si voglia continuare nel governo a ceduo” e considera più opportuno il ceduo composto in quanto “tale sistema selvicolturale meglio risponde ad esigenze estetiche, poiché attenua la discontinuità delle chiome, grazie al più elevato numero di matricine rilasciate e alle loro maggiori dimensioni, e si avvicina probabilmente di più al sistema selvicolturale storico di gran parte dei boschi della Toscana, prima della loro massiccia conversione a ceduo iniziata a partire dalle seconda metà del XIX Secolo”.
Estratto dalla sentenza 14/1996 della Corte costituzionale
La preservazione nel tempo di boschi e foreste nella loro complessiva integrità costituisce lo scopo sia della protezione forestale che di quella paesaggistica generale. In vista di questo obiettivo, la legge statale, sottoponendo a vincolo tutti i boschi, prevede che il taglio colturale e le altre operazioni ammesse possano essere compiute con autorizzazione forestale, senza che sia necessaria anche l'autorizzazione paesaggistica, che verrebbe a sovrapporsi e ad iterare il contenuto della prima. La finalità generale di conservazione dei boschi nel tempo, che caratterizza la norma di protezione, non muta e non può operare diversamente a seconda del territorio sul quale il bosco stesso insiste.
Roma, 30 ottobre 2020
Il CONAF manifesta la sua contrarietà all’intervento della Soprintendenza nella gestione forestale e lo fa con una lettera indirizzata al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, e alla Ministra delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova. Qualche giorno fa, infatti, interpretando una sentenza del Consiglio di Stato, la Soprintendenza di Siena, Arezzo e Grosseto ha espresso un parere che ha bloccato vari progetti di interventi selvicolturali sul monte Amiata.
“Tale parere rischia di creare un grave precedente metodologico, innescando un percorso decisionale che viola la pianificazione territoriale già approvata e rischiando di avviare processi evolutivi del bosco che porterebbero, in tempi brevi, alla perdita del paesaggio rurale tradizionale dell’area.” – dichiara Sabrina Diamanti, Presidente CONAF – “Chiediamo un confronto con il Ministro Franceschini perché è profondamente sbagliato contrapporre gli interventi selvicolturali e la tutela paesaggistica. Lo afferma la stessa Corte Costituzionale (sentenza 14/1996), dicendo che il taglio colturale è parte integrante della preservazione nel tempo di boschi e foreste e sottolineando come la gestione forestale e quella paesaggistica concorrono allo stesso fine. In Italia abbiamo migliaia di professionisti qualificati che redigono piani di gestione e progettano interventi in bosco, adattandoli alla specificità del caso, valutando le singole piante, considerando la stabilità del terreno, il rispetto delle catene ecologiche, la fattibilità complessiva dell’intervento. Auspichiamo un maggior confronto tra enti e professionisti, soprattutto laddove le competenze professionali non sono presenti negli uffici preposti a dare pareri vincolanti.”
“Il paesaggio non è statico, bensì dinamico ed è soggetto a cambiamenti nel breve e nel lungo periodo legati all’uso del suolo da parte dell’uomo. Ecco che la gestione selvicolturale è una storica componente della gestione del paesaggio italiano.” – affermano Marco Bonavia e Renato Ferretti, consiglieri nazionali CONAF –“In questo ultimo secolo, la copertura forestale nazionale è quasi triplicata e il paesaggio tradizionale, che prima aveva una forte integrazione e sovrapposizione tra bosco, zone agricole e zone aperte pascolive, è gradualmente evoluto a bosco e presenta una copertura che non era mai stata raggiunta da secoli. È dunque evidente che la conservazione del paesaggio nel contesto italiano non solo è compatibile, ma necessita della continuazione delle attività agricole e forestali tradizionali. Infatti, è l’abbandono colturale a comportare la rapida perdita del paesaggio tradizionale, oltre ad aumentare il rischio di incendi e a favorire fenomeni di dissesto idrogeologico.”
“Le conseguenze di questo parere sono già drammaticamente evidenti. Molte imprese boschive professionali si trovano nella tragica condizione di dove chiudere le proprie attività, in quanto l’economia forestale locale è strettamente legata alla gestione a ceduo e ai suoi prodotti (paleria e legna da ardere).” – dichiara Marta Buffoni, Presidente della federazione toscana degli ordini dei dottori agronomi e dottori forestali – “Si accentueranno, inoltre, i fenomeni di marginalizzazione, abbandono e spopolamento che il Piano Paesaggistico regionale vuole contrastare. Le aziende agricole toscane che acquistano paleria di castagno saranno costrette a utilizzare materiali diversi, magari non rinnovabili (paleria in cemento o acciaio), o a ricercare paleria di castagno di provenienza extraregionale o addirittura extranazionale”.
Il parere della Soprintendenza
Il parere della Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo, entrando nel merito della forma di gestione selvicolturale del bosco, ritiene “non auspicabile che si voglia continuare nel governo a ceduo” e considera più opportuno il ceduo composto in quanto “tale sistema selvicolturale meglio risponde ad esigenze estetiche, poiché attenua la discontinuità delle chiome, grazie al più elevato numero di matricine rilasciate e alle loro maggiori dimensioni, e si avvicina probabilmente di più al sistema selvicolturale storico di gran parte dei boschi della Toscana, prima della loro massiccia conversione a ceduo iniziata a partire dalle seconda metà del XIX Secolo”.
Estratto dalla sentenza 14/1996 della Corte costituzionale
La preservazione nel tempo di boschi e foreste nella loro complessiva integrità costituisce lo scopo sia della protezione forestale che di quella paesaggistica generale. In vista di questo obiettivo, la legge statale, sottoponendo a vincolo tutti i boschi, prevede che il taglio colturale e le altre operazioni ammesse possano essere compiute con autorizzazione forestale, senza che sia necessaria anche l'autorizzazione paesaggistica, che verrebbe a sovrapporsi e ad iterare il contenuto della prima. La finalità generale di conservazione dei boschi nel tempo, che caratterizza la norma di protezione, non muta e non può operare diversamente a seconda del territorio sul quale il bosco stesso insiste.
Roma, 30 ottobre 2020