Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Cagliari

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Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Cagliari 

Riportiamo l’articolo  pubblicato nel quotidiano “Agricoltura News”

Incendi boschivi: una piaga da debellare
 
Quest’estate abbiamo assistito, direi quasi impotenti, all’ennesima estate di fuoco.

I danni che provocano gli incendi sono diretti e indiretti. I primi, facilmente valutabili, sono rappresentati dal valore della massa legnosa; i secondi, più difficilmente stimabili, sono connessi alle funzioni inestimabili" quali la difesa idrogeologica, la produzione d'ossigeno, la conservazione naturalistica, il richiamo turistico, le possibilità di lavoro per numerose persone.
Annualmente assistiamo anche alla guerra in atto tra i piromani e la macchina regionale dell’antincendio. In questo frangente dispiace sentire i nostri rappresentanti politici affermare in certe interviste pubbliche – come quella apparsa ai primi di agosto-  che quest’anno l’organizzazione regionale antincendio ha avuto successo perché finalmente gli incendi sono stati limitati a poche migliaia di ettari di bosco anche perché, subito dopo, si è scatenata la furia degli incendiari che hanno messo a ferro e fuoco l’isola nelle settimane successive. 
Poche migliaia di ettari di bosco carbonizzati non possono certo essere considerati un successo della macchina regionale antincendio perché occorre tenere presente che un bosco per raggiungere la sua maturità e raggiungere lo stato di climax può impiegare anche 100-200 anni e gli incendi boschivi determinano ogni anno il venir meno delle risorse vegetali, importantissime per il futuro dei nostri figli. Negli ultimi 20 anni in Italia sono stati bruciati 1.100.000 ettari di superficie boscata e la Sardegna purtroppo ha dato il suo importante quanto triste contributo con i conseguenti problemi per l’ambiente e la progressiva desertificazione della nostra Isola. A parere dello scrivente bisognerebbe compiere una massiccia opera di prevenzione innanzitutto insegnando ai nostri giovani   sia della scuola primaria che della scuola secondaria che il nostro futuro è nell’ambiente e che i danni che un incendio provoca non riguarderà solo le generazioni presenti ma anche quelle future.
Bisogna gestire il territorio facendolo percepire un bene comune e trasmettendo alla comunità il basilare concetto che anche il bosco, come tutto il territorio, va preservato. I nostri nonni tagliavano la legna del bosco per il loro fabbisogno quindi avvertivano in modo chiaro l’indispensabilità dell’utilizzo corretto della foresta per i propri bisogni di vita e conseguentemente mai si sarebbero sognati di bruciare una loro risorsa primaria.
Forse dovremmo fare una marcia indietro e gestire il territorio come facevano i nostri antenati, osservando i cicli della vita, rispettandoli e non cercando di dominarli. 
Sicuramente tutti ci dobbiamo mettere in discussione nella gestione del territorio, dalle forze politiche ai cittadini, e naturalmente i tecnici ma senza dimenticare che il territorio va gestito e vissuto e non imbalsamato e/o dominato; si deve preservare il consumo del suolo gestendo il territorio nel modo più corretto possibile e ciò può essere realizzato solo con l’ausilio delle figure professionali appropriate e specializzate, dal dottore agronomo e dottore forestale (uniche due figure professionali abilitate alla gestione dei boschi), al geologo, all’ingegnere.

Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Cagliari 

Riportiamo l’articolo  pubblicato nel quotidiano “Agricoltura News”

Incendi boschivi: una piaga da debellare
 
Quest’estate abbiamo assistito, direi quasi impotenti, all’ennesima estate di fuoco.

I danni che provocano gli incendi sono diretti e indiretti. I primi, facilmente valutabili, sono rappresentati dal valore della massa legnosa; i secondi, più difficilmente stimabili, sono connessi alle funzioni inestimabili" quali la difesa idrogeologica, la produzione d'ossigeno, la conservazione naturalistica, il richiamo turistico, le possibilità di lavoro per numerose persone.
Annualmente assistiamo anche alla guerra in atto tra i piromani e la macchina regionale dell’antincendio. In questo frangente dispiace sentire i nostri rappresentanti politici affermare in certe interviste pubbliche – come quella apparsa ai primi di agosto-  che quest’anno l’organizzazione regionale antincendio ha avuto successo perché finalmente gli incendi sono stati limitati a poche migliaia di ettari di bosco anche perché, subito dopo, si è scatenata la furia degli incendiari che hanno messo a ferro e fuoco l’isola nelle settimane successive. 
Poche migliaia di ettari di bosco carbonizzati non possono certo essere considerati un successo della macchina regionale antincendio perché occorre tenere presente che un bosco per raggiungere la sua maturità e raggiungere lo stato di climax può impiegare anche 100-200 anni e gli incendi boschivi determinano ogni anno il venir meno delle risorse vegetali, importantissime per il futuro dei nostri figli. Negli ultimi 20 anni in Italia sono stati bruciati 1.100.000 ettari di superficie boscata e la Sardegna purtroppo ha dato il suo importante quanto triste contributo con i conseguenti problemi per l’ambiente e la progressiva desertificazione della nostra Isola. A parere dello scrivente bisognerebbe compiere una massiccia opera di prevenzione innanzitutto insegnando ai nostri giovani   sia della scuola primaria che della scuola secondaria che il nostro futuro è nell’ambiente e che i danni che un incendio provoca non riguarderà solo le generazioni presenti ma anche quelle future.
Bisogna gestire il territorio facendolo percepire un bene comune e trasmettendo alla comunità il basilare concetto che anche il bosco, come tutto il territorio, va preservato. I nostri nonni tagliavano la legna del bosco per il loro fabbisogno quindi avvertivano in modo chiaro l’indispensabilità dell’utilizzo corretto della foresta per i propri bisogni di vita e conseguentemente mai si sarebbero sognati di bruciare una loro risorsa primaria.
Forse dovremmo fare una marcia indietro e gestire il territorio come facevano i nostri antenati, osservando i cicli della vita, rispettandoli e non cercando di dominarli. 
Sicuramente tutti ci dobbiamo mettere in discussione nella gestione del territorio, dalle forze politiche ai cittadini, e naturalmente i tecnici ma senza dimenticare che il territorio va gestito e vissuto e non imbalsamato e/o dominato; si deve preservare il consumo del suolo gestendo il territorio nel modo più corretto possibile e ciò può essere realizzato solo con l’ausilio delle figure professionali appropriate e specializzate, dal dottore agronomo e dottore forestale (uniche due figure professionali abilitate alla gestione dei boschi), al geologo, all’ingegnere.