Pescara: gli eventi estremi e la caduta degli alberi si combattono con la prevenzione e la giusta scelta delle specie.

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L’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, tramite il suo Presidente, il Dottore Forestale Matteo Colarossi interviene a seguito del botta e risposta fra Comune e associazioni ambientaliste in merito le recenti cadute di alberi per fare la giusta chiarezza.

Innanzitutto, per criticare tecnicamente bisogna essere almeno di pari grado ai dottori Agronomi e dottori Forestali, essere regolarmente iscritti e non avere procedure disciplinari e penali in corso. A parte la piccola precisazione e di non poco conto, è tutto nell’interesse dei Cittadini che il Verde Urbano venga gestito e curato come del resto il Comune fa da tempo.

Altro discorso è il verificarsi di eventi estremi come quelli di questi giorni, in cui poco può fare l’uomo con potature o piantagioni seppur corrette come lo sono a Pescara. Ovviamente quello che registriamo in questi giorni sarà sempre più frequente nei prossimi mesi e anni dovuto al fatto che la vetustà di alcune alberature porta a una maggiore suscettibilità agli eventi meteorici e stremi ma anche ordinari. Per questo motivo, l’unica cosa che il Comune deve fare è la messa in sicurezza del patrimonio arboreo della città per salvaguardare le persone e soprattutto i bambini da possibili cadute di alberi. Quindi prima l’uomo e poi la natura. Questo ovviamente deve essere fatto con un piano di valutazione di stabilità su tutte le piante, in particolar modo su tutte le specie di Pino (Pinus pinea L., Pinus halepensis Mill.), suscettibili a cadute frequenti ed improvvise per la mancanza di apparati radicali fittonanti e/o in presenza di suoli con falda acquifera alta che non fa ancorarli al suolo.

Questa situazione è diffusa in tutta la pianura della città dove la moda dei Pini degli anni 70-80 ha forzato queste piante su suoli dove non dovevano essere piantati. Il Pino d’Aleppo è autoctono, da letteratura, solo su suoli sabbiosi di paleodune sui colli di Pescara (San Silvestro, Colle Renazzo, Colle Orlando, Colle Marino, Colle di Mezzo e Colli Madonna) dove l’attitudine pioniera della specie la fa resistere a suoli asciutti. Nelle zone pianeggianti con suoli umidi, le specie che la natura ci ha concesso sono quelle dei boschi planiziali padano adriatici come Tigli, Olmi, Pioppi, Farnie, Roveri, Ontani, Carpini, Aceri. Oltre al Pino l’attenzione va orientata anche verso le piante di Leccio e di Palma da sostituire per motivi fitosanitari.

Per tale ragione la polemica con il Comune, a prescindere da chi lo governi in questo momento, è fuori luogo in quanto eredita errori progettuali passati a cui Agronomi e Forestali non hanno preso parte. Quindi la soluzione è ovviamente valutare tutte le piante cittadine, sostituire quelle che non sono sicure e impiantare nuovi esemplari di specie adatte al pedoclima della città come le latifoglie abbattenti l’inquinamento cittadino. Non vi è nessuna guerra a al Pino anzi, esso può rimanere all’interno della Riserva Dannunziana o all’interno di parchi cittadini a patto che esso venga monitorato costantemente mentre, diverso è il discorso sui marciapiedi, a ridosso di strade e nelle aiuole.

L’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, tramite il suo Presidente, il Dottore Forestale Matteo Colarossi interviene a seguito del botta e risposta fra Comune e associazioni ambientaliste in merito le recenti cadute di alberi per fare la giusta chiarezza.

Innanzitutto, per criticare tecnicamente bisogna essere almeno di pari grado ai dottori Agronomi e dottori Forestali, essere regolarmente iscritti e non avere procedure disciplinari e penali in corso. A parte la piccola precisazione e di non poco conto, è tutto nell’interesse dei Cittadini che il Verde Urbano venga gestito e curato come del resto il Comune fa da tempo.

Altro discorso è il verificarsi di eventi estremi come quelli di questi giorni, in cui poco può fare l’uomo con potature o piantagioni seppur corrette come lo sono a Pescara. Ovviamente quello che registriamo in questi giorni sarà sempre più frequente nei prossimi mesi e anni dovuto al fatto che la vetustà di alcune alberature porta a una maggiore suscettibilità agli eventi meteorici e stremi ma anche ordinari. Per questo motivo, l’unica cosa che il Comune deve fare è la messa in sicurezza del patrimonio arboreo della città per salvaguardare le persone e soprattutto i bambini da possibili cadute di alberi. Quindi prima l’uomo e poi la natura. Questo ovviamente deve essere fatto con un piano di valutazione di stabilità su tutte le piante, in particolar modo su tutte le specie di Pino (Pinus pinea L., Pinus halepensis Mill.), suscettibili a cadute frequenti ed improvvise per la mancanza di apparati radicali fittonanti e/o in presenza di suoli con falda acquifera alta che non fa ancorarli al suolo.

Questa situazione è diffusa in tutta la pianura della città dove la moda dei Pini degli anni 70-80 ha forzato queste piante su suoli dove non dovevano essere piantati. Il Pino d’Aleppo è autoctono, da letteratura, solo su suoli sabbiosi di paleodune sui colli di Pescara (San Silvestro, Colle Renazzo, Colle Orlando, Colle Marino, Colle di Mezzo e Colli Madonna) dove l’attitudine pioniera della specie la fa resistere a suoli asciutti. Nelle zone pianeggianti con suoli umidi, le specie che la natura ci ha concesso sono quelle dei boschi planiziali padano adriatici come Tigli, Olmi, Pioppi, Farnie, Roveri, Ontani, Carpini, Aceri. Oltre al Pino l’attenzione va orientata anche verso le piante di Leccio e di Palma da sostituire per motivi fitosanitari.

Per tale ragione la polemica con il Comune, a prescindere da chi lo governi in questo momento, è fuori luogo in quanto eredita errori progettuali passati a cui Agronomi e Forestali non hanno preso parte. Quindi la soluzione è ovviamente valutare tutte le piante cittadine, sostituire quelle che non sono sicure e impiantare nuovi esemplari di specie adatte al pedoclima della città come le latifoglie abbattenti l’inquinamento cittadino. Non vi è nessuna guerra a al Pino anzi, esso può rimanere all’interno della Riserva Dannunziana o all’interno di parchi cittadini a patto che esso venga monitorato costantemente mentre, diverso è il discorso sui marciapiedi, a ridosso di strade e nelle aiuole.