Prendiamocenecura

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Foto di Giovanni Poletti

Venerdì scorso è bastata una folata di vento per mettere a rischio delle vite e bloccare il pronto soccorso di uno dei principali ospedali d’Italia: al policlinico Umberto I di Roma, un platano è crollato sulla cancellata dell’ospedale, distruggendola e danneggiando un prefabbricato che ospitava un reparto di terapia intensiva. Un evento fortunatamente senza vittime che ricade in prossimità della giornata degli alberi che il CONAF celebra con la campagna #prendiamocenecura.

La sfiorata tragedia di Roma evidenzia che piantare alberi non basta per rendere verdi le nostre città. È un’operazione di maquillage, se manca una buona progettazione agronomica delle alberate lungo i viali e nei parchi, che tenga conto delle esigenze pedo-climatiche delle specie messe a dimora. Serve una progettazione che consideri l’intero ciclo di vita, fino alla maturità, così da rendere il luogo d’impianto idoneo alla crescita di alberi sani e robusti. Un progetto corredato da un programma di manutenzione (ossia di cure colturali) che preveda gli interventi necessari annualmente e anche la sostituzione preventiva al termine del ciclo di vita.

Sabrina Diamanti, presidente CONAF

La vicenda del platano riporta alla mente che evitare di piantare alberi di elevate dimensioni con apparati radicali estesi in corrispondenza di infrastrutture sotterranee è la prima “cura” da seguire. Questo perché i lavori di manutenzione urbanistica lungo le infrastrutture sono un fattore costante, tra sostituzione di cavi elettrici, interventi su condutture di gas e acqua, rifacimento del manto stradale o dei marciapiedi. Questi interventi, spesso, sono fatti a discapito delle radici delle piante, che sono accorciate o addirittura troncate, anche diverse volte nel corso della vita di una pianta. Per gli alberi sono traumi che ne minano la salute e incidono sulla stessa stabilità.

Gli alberi sono esseri viventi e non sono eterni e il verde urbano ha dinamiche differenti rispetto a quelle di una foresta, quindi la gestione deve essere diversa. Le cadute di rami o dell’intera pianta è quasi sempre conseguenza di errati comportamenti dell’uomo, per incapacità tecnico-professionale e per l’applicazione di luoghi comuni palesemente errati. Si pensi ai filari alberati che abbelliscono le città e fanno parte del paesaggio urbano al punto da modificarne il linguaggio diventando viali. Ebbene, queste infrastrutture lineari vanno governate per evitare che si trasformino in una minaccia. Se ben progettate, gestite e curate poi diventeranno un fattore di sicurezza, per esempio attraverso la potente azione di contrasto al dissesto idrogeologico che possono svolgere, attraverso la mitigazione dell’isola di calore e l’azione di intercettazione delle acque meteoriche e anche per accrescere la biodiversità delle nostre città.”

Renato Ferretti, Consigliere nazionale CONAF