Razionalizzare l’uso dei fitofarmaci

È stato un successo con oltre 500 presenze, tra la platea e i colleghi collegati via streaming. Sono numeri che certificano l’interesse della categoria – e l’impegno – per un tema così sensibile, che richiede una competenza tecnica specialistica”. Questo il commento del Presidente del CONAF Mauro Uniformi a conclusione del convegno di approfondimento dedicato ai fitofarmaci e al loro impiego.

Negli ultimi 35 anni abbiamo avuto una riduzione del 80% di sostanze attive da utilizzare in agricoltura, questo per revoca di molte molecole passando da 1000 principi attivi a poco più di 200 di oggi. È diminuita del 40 % il quantitativo in tonnellate delle sostanze attive utilizzate in Italia e pure, questa realtà è molto lontana dal percepito comune.
Un tema, sviluppato in due tavole rotonde specifiche gestite dai consiglieri nazionali Antonio Capone e Carmine Cocca, che impatta sulle politiche europee e sulla capacità di portare a compimento la strategia europea “Farm to Fork”.
In questa giornata di studi e confronto, infatti, si è discusso delle criticità da colmare, delle prospettive legate alle nuove tecnologie e di come la normativa dovrà venire incontro al cambiamento.

Il percorso intrapreso mira a ridurre del 50% l’impiego delle le molecole di sintesi in agricoltura. È un obiettivo condivisibile, che però quotidianamente si scontra con scenari produttivi aggravati dai cambiamenti climatici e dall’arrivo di avversità aliene, vedi da Halyomorpha halys e la Bactrocera dorasalis. Garantire la sicurezza alimentare, la difesa delle colture e dei prodotti agricoli, garantire il reddito alle aziende agricole coniugandoli con gli obiettivi ambientali è possibile, ma richiede una conoscenza agronomica consolidata che, conseguentemente richiede la prescrizione dei fitofarmaci da parte di professionisti qualificati. In questo scenario, le misure di prevenzione sono indispensabili per evitare il manifestarsi di alcune patologie e ridurre l’uso della difesa diretta. La conoscenza del pedoclima, delle tecniche di agronomiche, dei sesti d’impianto, della gestione, il monitoraggio delle patologie e i sistemi di supporto alle decisioni (decision support system – DSS) sono decisivi, perché l’impiego delle sostanze attive deve essere l’ultima freccia da scoccare.
È una materia complessa e specifica che richiede la presenza di professionisti preparati, la figura di direttore tecnico di cantiere e la prescrizione dell’atto fitoiatrico
.”

Antonio Capone, consigliere nazionale CONAF

Il futuro della professione del dottore agronomo e dottore forestale passa anche attraverso la formazione di nuove competenze, che trovano le fondamenta nella cultura universitaria che connota la nostra professione. Ritengo che sia giunto il tempo che le istituzioni si assumano la responsabilità di definire un percorso concreto che limiti qualitativamente, e non solo quantitativamente, l’uso dei prodotti fitosanitari. L’adozione delle nuove tecnologie, quali i droni, attende una risposta normativa concreta dalla quale si evinca l’idoneità o il diniego dell’utilizzo di tale tecnologia, ampiamente finanziata nel tempo in termini di ricerca, a favore dell’agricoltura come ormai avviene, ad esempio, sia in Cina che in Giappone dove i trattamenti fitosanitari con l’uso del drone su riso sono realtà consolidata. Resta fondamentale la necessità di concludere il ciclo con il riconoscimento della prescrizione dei prodotti fitosanitari in quanto elemento essenziale per rispondere a un’Europa che chiede cibo sicuro e basso impatto ambientale nella produzione delle nostre aziende agricole. Solo con questi elementi, e con il coraggio delle scelte, potremo concorrere a tutelare il made in Italy non tralasciando le aree interne e dialogando con la Grande Distribuzione Organizzata. Ai dottori agronomi e forestali spetta la responsabilità di una corretta gestione e di una corretta consulenza che possa garantire il valore aggiunto aziendale nel segno della deontologia e della competenza tecnica.”

Carmine Cocca, consigliere nazionale CONAF

Oggi è stato ancora una volta ribadito e rafforzato il concetto tecnico dell’atto fitoiatrico, che dev’essere la tappa conclusiva di un percorso di consulenza agronomica dall’elevato contenuto tecnico-scientifico. Una lettura che ricolloca l’importanza della redazione del quaderno di campagna: esso non è un documento meramente compilativo ma, come previsto dal PAN, è il risultato del coinvolgimento del professionista dottore agronomo e dottore forestale nel supportare le aziende agricole verso pratiche di sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare, nella gestione efficiente e sicura dei prodotti fitosanitari.
Se la gestione del quaderno di campagna diventa solo compilativa, sarà l’ennesima incombenza burocratica ed un ulteriore costo di cui non si percepisce l’utilità
.”

il Presidente del CONAF, Mauro Uniformi