Verde urbano: dotare Legge 10 di ‘braccio operativo’ per essere funzionale a territori

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«La legge 10 ha dato una nuova interpretazione al concetto di verde urbano che non può essere più solo quello classico limitato ai giardini e ai parchi. Oggi ci dobbiamo confrontare su uno spazio illimitato che è quello in cui l’urbanizzazione ha frammentato la campagna con costruzioni e infrastrutture creando una vera e propria agronomia urbana». A sottolinearlo Andrea Sisti, presidente CONAF e componente del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico intervenendo agli Stati generali del verde urbano a Roma organizzati da Ministero dell’Ambiente e da Ispra, con la partecipazione del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali.

«Per la prima volta una legge, la 10 – ha aggiunto Sisti nel suo intervento – richiama l’attenzione su temi come consumo di suolo, sostenibilità ambientale e vede oltre il semplice spazio verde regolamentato con norme comunali. In questo contesto diventa fondamentale la progettazione multidisciplinare tra le professioni e il ruolo dei professionisti non solo in senso tradizionale ma anche e soprattutto nell’ambito dell’innovazione. Un percorso – ha concluso – che deve necessariamente passare dalla revisione della formazione universitaria rispetto a questi temi».
Per una presenza più funzionale sul territorio italiano, serve un braccio operativo alla Legge 10 sulle norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani. E’ in sintesi il messaggio emerso in apertura degli Stati Generali del Verde urbano in programma fino al 20 novembre. «La legge 10/2013 dopo due anni e mezzo di applicazione – aveva sottolineato Massimiliano Atelli, presidente del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico istituito dal Ministero dell’Ambiente – e’ oggi al suo primo ‘tagliando’. Un bilancio positivo – ha aggiunto Atelli -; molte cose sono state già fatte; ma c’e’ ancora da fare. Servono nuove risorse per dotare il Comitato del verde di un braccio operativo in grado di intervenire sul territorio, oggi del Corpo Forestale dello Stato e domani con l’Arma dei Carabinieri, attraverso dei protocolli d’intesa operativi e rendere attuativo il lavoro portato avanti dal Comitato».

«La legge 10 ha dato una nuova interpretazione al concetto di verde urbano che non può essere più solo quello classico limitato ai giardini e ai parchi. Oggi ci dobbiamo confrontare su uno spazio illimitato che è quello in cui l’urbanizzazione ha frammentato la campagna con costruzioni e infrastrutture creando una vera e propria agronomia urbana». A sottolinearlo Andrea Sisti, presidente CONAF e componente del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico intervenendo agli Stati generali del verde urbano a Roma organizzati da Ministero dell’Ambiente e da Ispra, con la partecipazione del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali.

«Per la prima volta una legge, la 10 – ha aggiunto Sisti nel suo intervento – richiama l’attenzione su temi come consumo di suolo, sostenibilità ambientale e vede oltre il semplice spazio verde regolamentato con norme comunali. In questo contesto diventa fondamentale la progettazione multidisciplinare tra le professioni e il ruolo dei professionisti non solo in senso tradizionale ma anche e soprattutto nell’ambito dell’innovazione. Un percorso – ha concluso – che deve necessariamente passare dalla revisione della formazione universitaria rispetto a questi temi».
Per una presenza più funzionale sul territorio italiano, serve un braccio operativo alla Legge 10 sulle norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani. E’ in sintesi il messaggio emerso in apertura degli Stati Generali del Verde urbano in programma fino al 20 novembre. «La legge 10/2013 dopo due anni e mezzo di applicazione – aveva sottolineato Massimiliano Atelli, presidente del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico istituito dal Ministero dell’Ambiente – e’ oggi al suo primo ‘tagliando’. Un bilancio positivo – ha aggiunto Atelli -; molte cose sono state già fatte; ma c’e’ ancora da fare. Servono nuove risorse per dotare il Comitato del verde di un braccio operativo in grado di intervenire sul territorio, oggi del Corpo Forestale dello Stato e domani con l’Arma dei Carabinieri, attraverso dei protocolli d’intesa operativi e rendere attuativo il lavoro portato avanti dal Comitato».